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da libro di Gunther Anders…. con qualche variazione!

Essere a casa stando in pubblico rappresenta una componente della nostra esistenza odierna, che finora è stata generalmente trascurata dalla teoria. Ciò che finora la critica culturale aveva messo in primo piano era stata sempre la deprivatizzazione della sfera privata. Ma con questa veniva descritta solo la metà della nostra esistenza attuale. Non meno importante è il suo pendant: insomma il fatto che anche la sfera pubblica ha perso la sua univocità, che questa sfera (nonostante il monopolio che sembra aver conquistato con la deprivatizzazione) spesso viene intesa soltanto come una continuazione della sfera privata (dunque per niente come pubblica) . Chi trascura d’inserire nel quadro dell’epoca odierna entrambe queste mutilazioni, disegna un ritratto d’epoca incompleto. Fa parte del quadro sociopsicologico dell’uomo moderno, per esempio, non solo che a causa dell’incessante scorrere del mondo esterno egli stia sempre altrove e mai a casa, dunque la perdita della sua sfera privata; ma che nello stesso tempo egli è dovunque e sempre a casa.

Di qui la perdita dei suoi sentimenti per il mondo esterno, ovvero l’elefantiasi della sua sfera privata. Così come (anche stando effettivamente seduto in casa) mediante le trasmissioni egli si trova sempre anche in qualche altro luogo e tuttavia nello stesso tempo resta sempre a casa (anche quando, seduto nella sua automobile, attraversa paesi stranieri) . Se la radio, la TV ed il web sono l’incarnazione della sua deprivatizzazione, l’automobile è l’incarnazione del suo essere sempre a casa. Chi vede nella radio (o in uno smartphone) e nell’ automobile semplicemente due apparecchi, solo per caso divenuti decisamente importanti contemporaneamente, non capisce quanto stretto sia il loro rapporto di complementarità. Di fatto il sogno della nostra esistenza odierna si adempie solo quando i due apparecchi ci servono contemporaneamente; quando noi, pur attraversando paesi stranieri, rimaniamo tuttavia a casa, dato che non abbiamo lasciato la nostra auto, cioè la nostra seconda casa; e perché in essa riceviamo come a casa, per mezzo della nostra radio o del nostro cellulare, un secondo mondo.

Noi uomini d’oggi per metà siamo nomadi, perché persino quando siamo a casa ci troviamo a ogni istante in un posto diverso; e per metà siamo sedentari perché, quando viaggiamo effettivamente in paesi stranieri, possiamo consumare i comforts dell’essere a casa, e paradossalmente ciò significa che abbiamo anche la possibilità di sostare in un altro luogo (vale a dire un luogo trasmesso) .Abbiamo l’illusione di poter stare contemporaneamente dappertutto ed invece spesso dimoriamo nel rumoroso territorio del nulla.

1 thought on “Stare in ogni luogo…stare in nessun luogo

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