Ho letto da qualche parte questo:

Da quando ho perso l’illusione di cambiare il mondo qualche volta galleggio e qualche volta affondo.

Cambiare il mondo forse non si può ma non vorrei affondare in questa nostra città sempre più melmosa, sempre più grigia, sempre più respingente. Vivere in questa Cava, dove l’unica cultura è quella del cemento e del commercio anonimo, diventa sempre più triste e difficile.

Prima di fuggire senza scrupoli in qualche Puerto Escondido forse bisogna ancora una volta porsi qualche domanda.

Possiamo fare qualcosa per la nostra città? Possiamo ripensarla? O dobbiamo arrenderci definitivamente e consegnarla ad un populismo ex-monacale, o a una destra miope e strapaesana o rassegnarci ad una miserevole continuazione con altri sinistri personaggi dell’esperienza Servalli responsabile della peggiore amministrazione dal dopoguerra in poi?

E’ possibile fare o almeno dire qualcosa affinché le uniche cose che cercano di rompere la catatonica monotonia cavese,  a parte l’ondata di cemento che ci aspetta, non siano la stanca e malinconica disfida dei trombonieri o l’elezione di miss Italia provinciale?

Che risposte dare, non ai commercianti (fra l’altro sempre meno cavesi), ma ai giovani, ai lavoratori, ai genitori, agli anziani, agli abitanti delle frazioni a cui la città offre servizi, opportunità ed interessi  sempre più scadenti, una città in cui, se non vuoi o non puoi spendere soldi in una affollata pizzeria, l’unico modo di impegnare il tempo libero è quello di mettersi alla finestra a vedere i vari fuochi di artificio che ogni notte compaiono come funghi o ascoltare il persistente e ossessivo rumore di tamburi che ammorbano l’aria quasi tutte le sere, o per i ragazzi scendere in piazza dove fra una birra e un’altra puoi assistere o partecipare a più o meno violenti scontri di bande o, come vittime o come carnefici, ad impietosi  atti di bullismo.

Una città che emana il cattivo odore dell’acqua di palude dove degrado, sporcizia e stagnazione la fanno da padroni e dove, fatta rara eccezione, le voci che più si sentono sono i versi di rospi che gracidano tanto più forte e spesso quanto più sono stati e sono responsabili del pantano in cui hanno gettato la nostra Cava.

Possiamo fare qualcosa? E se sì da dove cominciamo?

4 thoughts on “Prima di fuggire….

  1. Urgente un concreto rinnovo delle cariche politico – amministrative della nostra amata Cava. Ci occorre un gruppo dirigente costruttivo, aperto e concreto, che faccia il bene di Cava, e di conseguenza il bene di noi cittadini. Bisogna rinvigorire il commercio cavese, come era un tempo, servendosi ed incentivando le bravure dei nostri artigiani e professionisti. Bisogna integrare tante falle nelle strade, nei marciapiedi, ecc ecc , incrementare i parcheggi che non costino eccessivamente, e Cava potrebbe rifiorire

  2. Caro Carlo, ho letto con amara e dolorosa empatia la tua denuncia, il tuo urlo. Mi è parso di vedere la tua faccia sul corpo distorto dell’opera di Munch. ( a volte il T9 suggerisce divertenti provocazioni, e m’ha proposto Minch )
    E minchia sia. E conosco quella sensazione che descrivi e mi è tornato quel pugno nella panza di allora. E per me, sradicato, fulminato, cavese per caso, non è stato difficile risolvere. E come ben sai ho risolto complicando la
    mia vita e al contempo arricchendola. E la
    Mia non è stata una fuga. Fugge chi è stanzaiale. Chi è nomade o zingaro come me non fugge…,continua il cammino. E la mia non è stata una meta, ne tantomeno un Puerto Escondito. Un paesino, una casa, una terra estirpata ai rovi che mi dona olio e se piglio un caffè al bar mi chiamano “professore”. Ma apolide fui e apolide sono. Ma Cava lascia il segno e lascia il ricordo. Ma io a differenza di te non amo l’amarcord, mi da nausea e malodore, mi irrita. Eppure, allontandomi, ho avuto bisogno di immergermi nel ricordo e Cava, con tutta la “campaneità”o il “napoletanismo” che tanto tira e fa figo nell’interregionalismo, è diventata per me come il castello delle favole o una strabiliante Xanadù. E sopratutto agli inizi correvo appena potevo, con la scusa dei nonni, delle bimbe piccole, e gli amici etc. Poi mi sono accorto che ogni volta che rientravo, il castello perdeva una stanza e fuggiva una giraffa da Xanadù o cadeva una sequoia. Fino a quando l’ultima volta che sono sceso, del castello non ho trovato più nulla e di Xanadù solo un fondale strappato. Allora ho oltrepassato lo strappo della tela e ho ritrovato tutto quello che tu hai magistralmente descritto. Ma purtroppo non ho la ricetta ne tantomeno la soluzione. Sarei di sicuro l’ultimo a poterla avanzare. Ma posso dirti che una delle cose che non dimentico e che in fondo oggi ringrazio, è stato il fatto che fin da quando ero bambino, io non capivo il perché tutti mi chiedessero a chi fossi figlio, e chi fossero i miei nonni. E i miei nonni oltre a non averli conosciuti, non occupavano un posto nella memoria di Cava, un qualsiasi posto, pure un postaccio…niente. Non ero negli archivi. Questo inizialmente mi ha causato sofferenze, oggi lo ringrazio perché mi ha consentito di ripartire senza indugio. Tra la sofferenza iniziale e il continuo del cammino, li a Cava ho incontrato persone meravigliose, ho goduto di posti favolosi, atmosfere e momenti unici. Perché se è vero quello che dici nel tuo scritto è altrettanto vero che a Cava c’è sempre stato un Universo culturale parallelo fatto di arte, musica di livelli molto alti, poesia, filosofia. Io li ho incontrato maestri in vari ambiti e questo ha fatto sì che nel periodo in cui ho vissuto lì, ho imparato tanto e per un periodo ho vissuto come in una bolla ed a tratti ho avuto la convinzione che Cava fosse l’unico mondo conosciuto e che come Cava non ce n’era e che Cava fosse la meglio. Ecco, la sensazione ora è che quell’idea fosse rimasta nei cavesi, di essere meglio, più fighi, più eleganti, più e basta, ma senza più quella sostanza su cui un tempo quest’idea si formava. Ma non si tratta di un giudizio, ma di una sensazione è come tale va letta soprattutto se fatta da un apolide mezzofricchettone. Ma del resto, tanto quanto scrivi che quanto da me affermato non riguardano solo Cava ma rispecchiano alla perfezione ciò che accade in tutta la società attuale. Da ragazzo passeggiavo per i portici e rimanevo attratto e affascinato da una miriade di personaggi che per me erano mitologici e affascinanti e ne ero attratto. Li riconoscevo perché si distinguevano dal coraggio nel vestire, nel modo di camminare, dalla loro unicità, dalla loro diversità. E chiedevo chi fossero e sentivo storie bellissime e affascinanti. E poi ho avuto la fortuna di entrare in quei giri di conoscerli e frequentarli e mi sono sentito fortunato, privilegiato e mi hanno fatto crescere. Ora passeggiando per Cava ho una visto una Cava da mangiare come Milano si beveva negli anni ‘80. E non so se esistono personaggi unici ed attraenti e soprattutto non so se esistono giovani capaci di farsi attrarre. Ma non ho ricette e ne saprei cucinarle. Ma ti ringrazio per avermi fatto rivivere quelle emozioni. Un abbraccio a te e tutti i tuoi naviganti.

    Massimo

  3. Concordo con la Tua analisi . Non vivo a Cava ,spesso però ci torno. Noto comunque un peggioramento sotto tutti i punti di vista. Difendiamo la nostra amata cittadina , con qualsiasi mezzo. Bravo Carlo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

The maximum upload file size: 128 MB. You can upload: image, audio, video, document, spreadsheet, interactive, text, archive, code, other. Links to YouTube, Facebook, Twitter and other services inserted in the comment text will be automatically embedded. Drop file here