AMICI:Isidoro

Isidoro ha sempre amato i sentieri accidentati: giovane segretario della FGCI (federezione giovanile del partito comunista) negli anni ’70 in un periodo in cui  i rapporti politici fra il PCI e i gruppi della sinistra erano particolarmente tesi, partecipava insieme con noi della IV Internazionale a tutte le manifestazioni locali o nazionali.

Amori difficili ma duraturi non lo hanno mai spaventato.

Ma forse la più importante sua compagna di vita è stata la musica: è mancino e da ragazzo non si poteva permettere di comprare una chitarra, perciò si  esercitava su quelle degli amici e, dovendo muoversi sulle corde con la mano destra, imparò a suonarla al contrario, cosa estremamente difficile.

Poi passò al sassofono, ma credo che sappia e possa suonare qualsiasi strumento. Oggi vive in Toscana, nel Chianti dove da parecchi decenni si occupa di buon vino.

Forse dovrei dire che Tenacia e Pacatezza sono le sue muse.




AMICI:Renato

Se ritornassi a fare il professore per parlare di Geometria mostrerei questa fotografia di Renato

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per parlare di numeri naturali, razionali e reali queste altre tre

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ed aggiungerei questa per parlare di Newton

Altre fotografie di Renato le trovi su porticando.it




40 multe ’80

Qualche giorno fa stavo celebrando il rito, per me sporadico, ma caratteristico di noi cavesi: una passeggiata mattutina sotto i portici. Ero in compagnia di Enzo e Claudio e, giacché per noi anziani il nostro passato colora spesso il nostro presente, le chiacchiere davanti ad un caffè cominciarono a vertere sugli anni ’80, sulla prima repubblica ed in particolare sul Vallo di Diano che ben conoscevamo, io per ragioni anagrafiche, Enzo e Claudio per motivi professionali. Per illustrare la prassi politica di quel tempo Enzo parlò di un rocambolesco tentativo fallito di un suo licenziamento da parte di un potente e tirannico senatore del posto che, per non fare nomi, si chiamava 39+1.
Claudio invece ci raccontò un episodio riguardante lo stesso parlamentare.
Il senatore Enrico un giorno chiamò a rapporto, non si sa bene a quale titolo, il comandante dei vigili urbani di Polla o di San Pietro al Tanagro e dandogli del tu, come usavano allora i politici verso persone che giudicavano loro sottoposti, lo redarguì dicendogli:
“Ho notato che non fai più multe agli automobilisti, come mai?”
Al che l’altro rispose mortificato:
“Ma senatore, giacché quando le faccio voi poi le annullate, ho pensato di togliervi il fastidio di pensare anche a questo”
“Sei una testa di cavolo! Non hai capito niente! In questo mondo ognuno deve fare quel che gli compete; tu devi fare le multe, anzi più ne fai e meglio è, ed io le devo togliere; capisci o ti devo spiegare perché?
Tu sai come mi chiamo! Vattene, ma per tua tranquillità, ogni settimana voglio vedere almeno tante multe quante ne contiene il mio nome”




La supponta

A ognuno dei quattro figli di mio cugino Carlo e sua moglie Cristina nacquero un bambino e una bambina.
Come si chiamano?  Carlo e Cristina, Carlo e Cristina, Carlo e Cristina e per ultimi, tanto per cambiare GianCarlo e MariaCristina.
Per distinguerli uno dall’altro ai nomi, come si usa nei paesi dove i casi di omonimia sono più frequenti, si aggiunge qualche complemento: Carlo di Vito, Carlo il pollese, Cristina ‘a ‘nsista, Cristina ‘a bionda…. Vi sembra una esagerazione? Qualche volte sono stato tentato di pensare anche io così, ma poi quando in qualche riunione familiare si parla dei nostri avi, si tirano fuori fotagrafie e ricordi, allora capisci che per questi miei pronipoti, ormai sparsi per il mondo, il chiamarsi come i nonni e per altri come una zia o uno zio rende più compatto  un sereno senso di appartenza.  Festeggiare il tuo onomastico nello stesso giorno di qualche parente, sentire il tuo nome, anche se non riferito a te, nelle chiacchiere di famiglia attira sempre la tua attenzione, ti aiuta a ricordare aneddoti, favorisce il rafforzamento degli affetti.

E la famiglia delle mogli? E’ giusto che nelle supponte ci sia una gerarchia, prima il ramo del padre poi quello della mamma? Certo che no!

Forse proprio per questo molte giovani coppie, quando non possono o non vogliono avere più di un figlio o due, rinunciano ai nomi di famiglia per non far pigliare collera a nessuno. Ma in questo caso una soluzione c’è, basta mettere i nomi di nonni, zii, bisnonni ed altri parenti in una scatola e tirare a sorte, così nessuno si dispiace!

Ma spesso non è questo il motivo, o perlomeno non il solo, per cui tuo figlio  non si chiamerà Pasquale o Antonietta.Quando qualcuno per strada alla tua prima uscita dopo il parto ti incontra e dice:     

Che bella bimba! Come si chiama?”

e tu rispondi Karen o Edelweiss, ti sembra che già il solo pronunziare quel nome renda tua figlia più bella, le dia una identità ed una personalità più luminosa di quella della massa delle Marie, delle Annamarie e delle Terese che passeggiano negli altri carrozzini che incroci. La fredda bellezza(?) di un nome al posto di una calda e bianca coperta.

Naturalmente nei momenti poi in cui il tuo pargoletto non è più solo il tesoro di mamma e papà, squilla il telefono dei nonni e delle zie perché Brad o Naomi hanno qualche decimo di febbre, devono dormire, devono essere cambiati, devono fare la cacca; c’è bisogno di aiuto e Brad Pitt o Naomi Campbell non possono intervenire.

Ma soprattutto sappi che se hai chiamato tuo figlio Amir o tua figlia Jenny, quando proverai la gioia di diventare nonno o nonna, mentre terrai tuo nipote fra le braccia, certamente ti chiederai, anche negandolo agli altri, per quale motivo non hai dato ai tuoi figli i nomi dei tuoi genitori.




Mariuoli

Ho conosciuto purtroppo molte persone che dicevano di essere di sinistra ma che di fatto erano solo sinistri personaggi. Hanno rubato l’anima alle nostre parole rendendole sterili. Come fare per rivitalizzarle?




Il vecchio Karl!!!

“Un filosofo produce idee, un poeta poesie, un prete prediche, un professore manuali. Un delinquente produce delitti. Se si esamina più da vicino la connessione che esiste tra quest’ultima branca di produzione e l’insieme di questa società, ci si ravvede di tanti pregiudizi. Il delinquente non produce soltanto delitti, ma anche il diritto criminale e con ciò produce anche il professore che tiene le lezioni sul diritto criminale e inoltre l’inevitabile manuale in cui questo stesso professore getta i suoi articoli in quanto “merce ” sul mercato generale. Con ciò si verifica un aumento della ricchezza nazionale, senza contare il piacere personale…che la composizione del manuale procura allo stesso autore.
Il delinquente produce inoltre tutta la polizia e la giustizia criminale, gli sbirri, i giudici, i boia, i giurati ecc. e tutte queste differenti branche di attività, che formano altrettante categorie della divisione sociale del lavoro, sviluppano differenti facoltà dello spirito umano, creano bisogni e nuovi modi di soddisfarli. La sola tortura ha dato occasione alle più ingegnose invenzioni meccaniche e ha impiegato nella produzione un’impressione, sia morale, sia tragica, a seconda dei casi e rende così un “servizio” al moto dei sentimenti morali e estetici del pubblico. Egli non produce soltanto manuali di diritto criminale, ma anche arte, bella letteratura, romanzi e persino tragedie…
Il delinquente rompe la monotonia e la banale sicurezza della vita borghese. Egli preserva così questa vita dalla stagnazione, e suscita quella mobilità e quella tensione inquieta senza la quale anche lo stimolo della concorrenza si smorzerebbe.
Egli sprona così le forze produttive”




Nuovo Erode

Erode,nonostante la strage degli innocenti, non riuscì ad uccidere Gesù Bambino. Netanyahu ci sarebbe riuscito non solo perché con lui al governo non sarebbe stata possibile la fuga in Egitto, ma anche perché Erode limitò la sua crudeltà a pochi giorni e solo ai neonati. Netanyahu invece ha detto che la strage durerà a lungo e senza limiti d’età. Che abbiano un giorno, un mese, un anno o due o tre o dieci, i bambini palestinesi sono terroristi e più se ne eliminano meglio è.




Piacere e Dovere

Si dice che Il Piacere ed il Dovere siano in conflitto fra di loro, ma come in ogni guerra c’è sempre qualcosa che accomuna i belligeranti, in questo caso la spietata e soffocante dittatura del presente e l’irrilevenza del passato e del futuro.




Versi

Il problema delle poesie e delle canzoni italiane è che purtroppo amore fa rima con cuore




Invito a scrivere

33112821 – reading a good book

Γνῶθι σαυτόν : conosci te stesso. È quello che da molti anni cerco di fare nella mia vita ed è ciò a cui forse quasi tutti noi miriamo man mano che l’anaffettivo dio Tempo corre sempre più velocemente. E per aprire nuovi percorsi nel nostro intimo castello quale migliore modo di quello di far conoscere aspetti riposti di noi stessi , di farsi leggere dagli altri, di leggere gli altri e di leggersi negli altri, in un gioco di apparire e scomparire , di parlare di sé facendo naturalmente finta di scrivere di tutt’altro?

Un ponte levatoio che ti permette di non cadere nel putrido fossato di un mondo in cui sembra esserci sempre meno spazio per Cristalli Sognanti!

Puoi scrivere ad info@porticando.it o, se conosci il mio numero, su Whatsapp.