Scrivere sulla solitudine. Il mio primo pensiero è andato al libro e al film che hanno avuto negli scorsi anni un discreto successo: La solitudine dei numeri primi, cioè quei numeri che rimandano alla solitudine, perché numeri divisibili solo per se stessi e per zero e quindi non hanno relazioni con altri se non con se stessi e con il niente.

Devo ammettere che anche io a volte sono stato quasi ripreso di essere abbastanza solitario, nonostante avessi una vita lavorativa estremamente sociale in quanto, per la mia funzione, ero spesso a contatto con tantissima gente.
C’è forse un fondo di verità: non sono mai stato molto aperto, anche se molto disponibile alle esigenze altrui, ma sono partecipe a quanto affermava la grande Alda Merini nella celebre frase “Io non ho mai amato la solitudine. Ma se stare insieme alle persone significa convivere con la falsità, preferisco starmene per conto mio.”


L’ asserzione della poetessa milanese racchiude un profondo significato, che è ancora attuale oggi. La solitudine è vista spesso come una condizione negativa, qualcosa da evitare a tutti i costi. Tuttavia, non è necessariamente qualcosa di negativo. Anzi, può essere una scelta consapevole, che ci permette di stare bene con noi stessi e con i nostri pensieri, con il nostro modus vivendi.
E’ un “isolamento” scelto e non costretto, che non significa necessariamente restare soli, fuori dal mondo e dalla vita sociale . A volte si  sceglie e si ha il bisogno di essere soli per accompagnarsi alle cose e alle persone più vere, più sincere.
La solitudine scelta può essere un momento di riflessione e di connessione con se stessi, permettendo di dedicare del tempo alle proprie passioni, interessi e valori senza distrazioni e le influenze esterne. Restiamo più focalizzati sulle persone che condividono i nostri valori e le nostre aspirazioni.
Non sto parlando di un isolamento totale. Sarebbe poco ragionevole in una società come la nostra che con la globalizzazione  ci mette costantemente con i social media in contatto con tutti e con tutto il mondo.
Siamo solo piu’ selettivi , cerchiamo le persone con cui ci si vuole circondare, scegliendo ciò che è più significativo per noi.
Non voglio addentrarmi nella questione della solitudine dei social, complessa e controversa. Mi colpisce soprattutto il fatto che l’offerta di illusione di connessione, comparazione e interazione sociale, possono contribuire anche ad una lontananza dalla realtà che porta a volte ad eventi anche crudeli.
Voglio invece riprendere quanto scritto dalla Merini riguardo alla falsità .

E per falsità qui si intenda quell’atteggiamento tanto amato dalla politica.

da tuttosucava.it


Qui la solitudine può essere preferibile perché ci permette di evitare l’influenza di informazioni false e di prendere decisioni basate su fatti accurati e valori personali. La solitudine, in questo caso, può permettere una riflessione indipendente e una valutazione critica delle informazioni politiche, senza essere influenzati da tentativi di manipolazione, oggi tanto di moda.
Questo “defilarsi” non deve significare l’isolamento completo dalle questioni politiche. Anzi, è fondamentale rimanere informati, confrontare diverse fonti per sviluppare una visione completa e imparziale della realtà politica. E un coinvolgimento anche attivo nella società e nella politica, a partire dalla propria città, può promuovere un cambiamento positivo e contrastare le ipocrisie.


 E a proposito, se qualcuno pensa che abbia scritto queste ultime battute per una mia prossima candidatura per le  prossime elezioni cittadine, ha commesso un errore… e anche grosso…

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