Si è vero. Mi sono un po’ intrippato sulla solitudine. Ma non è tutto merito(?) mio: il vagabondare dei miei pensieri giornalieri finisce per condurmi molto spesso verso i miei amici; a quelli, che per mia fortuna ancora mi accompagnano nella vita, posso telefonare, inviare un messaggio; oppure posso invitarli a prendere un caffé, parlare con loro delle nostre idee e dei nostri stati d’animo. Ma quando nella mia mente incontro quelli che ci hanno lasciato, non posso far altro che rifugiarmi sul ricordo dei loro sorrisi, delle loro parole, delle magnifiche ore trascorse con loro, delle emozioni che ci hanno tenuti insieme; così una decina di giorni fa pensando a Mariano e alle nostre chiacchiere sulla lettura e sulla scrittura sono andato a rileggere il suo post sul portico delle idee
https://files.spazioweb.it/1c/db/1cdb8dd3-a3c6-49e4-aec1-172a1b7ec443.pdf
Ed ho ripreso in mano il libro di cui parla e da lì l’idea di avventurarmi in questa richiesta di parlare della solitudine. Se fosse ancora con noi avrei chiesto il suo parere a riguardo; mi avrebbe detto come sempre sì, ma dal suo modo di modularlo avrei capito se fosse stato veramente d’accordo. Invece ho dovuto decidere da solo! Ecco scrivo questo per invitarti a leggere sia il post di Mariano sia il libro di Michele Ainis
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