“Chisto è‘mmericano, è abituato malamente”

Così diceva maestro Troisi in una scena di “Ricomincio da tre” riferendosi a Frank il sacerdote statunitense.
Ma anche se fosse stato inglese sarebbe cambiato poco.
Questa frase è vangelo per me, perché diffidare della politica e degli statisti americani e britannici e della lingua anglo-americana è uno dei parametri fondamentale per orientarmi nella lettura di quel che accade nel nostro mondo.
La mia simpatia per Benigni con il tempo è evaporata, soprattutto dopo che, con un falso storico, la bandiera americana occupò il cielo nel film “La vita è bella”. Ho sempre pensato, al contrario dei suoi interessati ripensamenti, che i nostri guai sono cominciati con la spedizione di Colombo, come dice Saverio in “Non ci resta che piangere”.
Quelli che a Londra fingono di non capire se la pronunzia di uno straniero non è perfetta non spacciano solamente per orgoglio della propria lingua il pregiudizio verso altri idiomi, ma soprattutto sono i nostalgici di una brutale ideologia colonialista che prevedeva l’accettazione totale dei costumi, degli usi e dei modi di esprimersi dei colonizzatori.
Qui nel Dodecaneso ci provò anche l’Italia fascista, ma non aveva le physique du rôle.
Forse valevano ancora i parametri dell’antico imperialismo latino.
Gli americani si muovono anche peggio, per loro bisogna parlare di altro: del connubio Inglese-Money.
Non è richiesta particolare precisione di pronunzia o esattezza di termini, perché sarebbe veramente ridicolo difendere la propria spesso tracotante pronuncia.

Si richiede semplicemente che tu compratore dimostri di conoscere questa lingua e che anche dopo 20 giorni di permanenza in Grecia o altrove, continui a dire thank you o bye invece di dire grazie o ciao nella lingua locale. Bisogna dimostrare a se stessi e agli altri di aver accettato il ruolo di “CONSUMATORE UNICO”, di aver rinunciato all’orgoglio di cittadino per sostituirlo con la presunzione dell’uomo di mondo, che dovunque va, acquista le stesse merci e per questo si sente realizzato. Dire thank you, come vestire alla moda, è l’accettazione della colonizzazione del proprio animo!
Nuovo colonialismo.