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Sto leggendo il volume di Andrea Pinotti sulla teoria delle immagini; spesso da un po’ di tempo a questa parte mi succede di trasformare in metafore molte delle cose che leggo. Cosi è successo per l’episodio che qui riporto. Al di là delle nostre capacità artistiche (relazionali) bisogna presentarsi con le fattezze di una statua di Fidia o con l’aspetto di un’opera di Alcamene nel nostro rapporto con gli altri o forse la scelta deve dipendere dalla vicinanza affettiva?

Una volta ci fu bisogno di realizzare statue di Atena da sistemare su delle colonne e gli ateniesi si affiaffidarono a due scultori, Fidia ed Alcamene. Quando venne il momento di decidere fra le due opere, le figure di Alcamene sembravano brillare per il loro aspetto esile e femminile, mentre quelle dell’altro presentavano la bocca aperta, il naso sproporzionato, la testa e le spalle più adatte ad un robusto uomo che a una dea. Fidia rischiò di essere lapidato per sacrilegio, ma quando finalmente riuscì a convincere i giudici a porre le statue sulle colonne, le fattezze delle sue creazioni apparvero proporzionate ed eleganti, mentre quelle di Alcamene brutte e ridicole.

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