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Ci sono sicuramente molti modi di viaggiare: prendere un treno, un aereo, partire in macchina, e io, inoltre, amo molto entrare in un buon cinema ed aspettare che le luci si spengano.
Un film che mi ha fatto volare la mente è “Into the Wild – Nelle terre selvagge” del grande Sean Penn, magnifico attore e – in questo lavoro – grande regista.

La storia vera del neo-laureato Christopher McCandless che nel 1992, a 22 anni, stanco del consumismo e del benessere fittizio, decide di abbandonare la famiglia e le promettenti prospettive di studio e professione, dà in beneficenza tutti i suoi averi e affronta un viaggio senza nessun sostegno né economico né umano, che lo porterà nei luoghi più selvaggi degli Stati Uniti fino a immergersi nell’immensa natura dell’Alaska, che segnerà per sempre la sua esistenza. (Quattro mesi dopo verrà trovato morto accanto al suo diario, grazie al quale verrà ricostruita la sua storia).

Il capolavoro di Sean Penn riesce ad emozionare il cuore e ad aprire la mente dello spettatore. Non esiste la minima banalità in un racconto di due ore e mezzo, che ti trasporta in un viaggio stupendo per gli Stati Uniti d’America fino ad arrivare alla terra selvaggia dell’Alaska.
Un personaggio con una purezza d’altri tempi, che ti lascia in corpo una grande voglia di libertà. Tutto molto bello, ad iniziare da una regia e da una fotografia che mi hanno lasciato a bocca aperta, uniti ad una colonna sonora veramente stupenda.
La ricerca del protagonista è estrema, senza mediazioni, propria di un giovane idealista di 22 anni: vuole vivere il rapporto con la bellezza e con la natura in modo diretto, completamente solo, con il suo personale sguardo e tramite la sua ricerca di assoluto. Per questa ragione si ribella alla “american way of life”, distrugge le proprie carte di credito, cancella le tracce del suo passato, si mette in viaggio senza denaro, rinnega i rapporti convenzionale e ipocriti.

La maestà dell’Alaska, le foreste sconfinate, i corsi d’acqua che, durante il disgelo, diventano prorompenti e scendono rapidi verso valle trascinando la loro portata gigantesca, il relitto di un autobus che offre un riparo provvisorio, tutto ciò fa da cornice a un viaggio inteso come ricerca interiore ed estremo approdo.Coinvolgente e trascinante, questo film prende e porta con sé lo spettatore, il regista ha saputo modulare le immagini e i numerosi primi piani sul bravissimo protagonista coinvolgendo lo spettatore fino in fondo, arrivando così al termine della stupenda storia, che poi lascia un fondo di amarezza in chi assiste a questa evoluzione del protagonista.
Un viaggio senza ritorno che dà spazio a molte cose su cui riflettere. Immenso.

Ecco una scena del film

La storia di Christopher McCandless è anche un libro scritto da Jon Krakauer che si imbattè quasi per caso in questa vicenda, rimanendone quasi ossessionato, e scrisse un lungo articolo sulla rivista “Outside” che suscitò enorme interesse. In seguito, con l’aiuto della famiglia di Chris, si dedicò alla ricostruzione del lungo viaggio del ragazzo: due anni attraverso l’America all’inseguimento di un sogno. Questo libro, in cui Krakauer cerca di capire cosa può aver spinto Chris a ricercare uno stato di purezza assoluta a contatto con una natura incontaminata, è il risultato di tre anni di ricerche.

Se volete dare un’occhiata prima di acquistarlo potete leggerlo qui

https://nuvola.porticando.eu/s/eNcXxDQGRd3sfNa

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