Viaggi

Avrei voluto organizzare il caffè della valigia, ma fra impegni vari e disponibilità delle persone non è stato possibile;
avremo modo di incontrarci, però il blog già da segni di impazienza e perciò……..
……L’altra sera ho incontrato Angela e ho avuto la riprova che la sua valigia non riposa mai; appena ritornata dall’Argentina è ora in partenza per l’Andalusia ed allora ho pensato che dopo aver preparato le nostre valigie potremmo partire anche noi.
Una viaggio reale verso nuove mete o un ritorno verso terre già visitate, un gita fuori porta nelle pagine di un libro, una escursione fra le scene di un film, una toccata e fuga nelle terre dei desideri…. purché sia o sia  stato anche un vagabondare nella propria mente o un pellegrinaggio nel proprio animo.

Potremmo dire: “Dimmi dove sei stato e ti dirò chi sei”

Inizio io proprio con l’Andalusia riportando qui un ricordo che ho già condiviso con qualcuno di voi.

Cordoba 8,30 del mattino

In un giorno di fine settembre, insieme a silenziose persone assonnate come noi ci immergiamo, senza noiose file, nell’immensità della Mezquita, qui a Córdoba.
Per vetusta decisione del dittatore Franco, la Spagna ha dagli anni ‘30 la stessa ora della Germania e quindi anche dell’Italia e perciò il sole è ancora sonnacchioso e fa fatica, ma forse non ne ha voglia, a farsi largo fra le vetrate colorate.
La luce è timida e soffusa e gli orpelli cristiani, che alla maniera spagnola occupano chiassosamente le pareti di quella che fu la più maestosa moschea europea, sono ancora silenziosi e non offensivi per i nostri sguardi affamati di armonia.
L’ora mattutina rende un po’ pigri i visitatori che evitano di congelare troppo le emozioni e perciò pochi sono gli scatti fotografici e rari i selfie distruttivi della commozione.
Le innumerevoli colonne e gli archi rossi e bianchi intrappolano lo spazio e rallentano i minuti invitandoti ad un peregrinare randomatico in un gioco di cangianti visioni ottiche e mentali e di alterazioni del tempo.
Schiere geometriche di prospettive ti vengono incontro e ad ogni passo fra questi guardiani dell’anima, che ora ti invitano ad un percorso lineare ora ti suggeriscono nuovi angoli da esplorare, ti ammanti di ovattata leggerezza e ti sembra di percepire sempre di più un rassicurante profumo spirituale di infinito.

Ho rivisitato qualche giorno fa l’Alhambra che era stata per me il motivo principale del mio primo viaggio in Andalusia. Se la Mezquita è nutrimento per l’anima, Granada fu, la prima volta, il nutrimento della mente, il paradiso dei matematici, il regno palese e nascosto della Geometria. Non è stato così in questo viaggio. Sparita la curiosità e la ricerca delle simmetrie nei pavimenti e nelle pareti, non è bastato lo stupore per i giochi perfetti dell’acqua e della luce a dare vivacità a quella giornata e ne sono uscito stanco e un po’ deluso.
Eravamo in quattro , ma la visita viene fatta necessariamente insieme a centinaia di persone che lentamente in una sorta di sincronizzazione finiscono per imporre ai tuoi passi e ai tempi dell’anima il ritmo standard e spersonalizzato dei viaggi organizzati. Naturalmente questo vale solo per me che nella disorganizzazione mi trovo in genere molto bene.

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P.S. per quanti hanno scritto sulla valigia. Ho raccolto  i  vostri racconti in libricino e lo ho pubblicato su Amazon dove sarà disponibile fra qualche giorno. Ne prenderò tre copie che donerò ai primi tre di voi che incontrerò per strada. Gli altri se vorranno potranno acquistarlo su Amazon al prezzo di 5,5 Euro prezzo imposto da Amazon, con un accredito per me di ben 15 centesimi.

Ecco la copertina




Carlo: Insopportabile acufene

Il mio amico Goti che soffre di un coriaceo acufene mi dice sempre che il silenzio è il più temibile alleato di questo disturbo. Ascoltare la musica, stare in compagnia di familiari ed amici, vedere un buon film è come rifugiarsi sotto una campana di vetro che tiene fuori l’acuta monotonia del tinnito.

Succede a me, come a tanti altri, una cosa simile.

Se sto con Anna, con Lucia , con Rosaria, se mi faccio riscaldare dal calore dell’amicizia, se mi immergo nella lettura di un libro, se ad  accarezzarmi le orecchie sono  le mie canzoni preferite, se i miei occhi si perdono in immagini e scene accattivanti, se mi misuro con un problema di matematica o con una sfida a scacchi, se esco per una passeggiata nel verde, se dedico le mie ore a questo blog, se sono in viaggio o lo sto organizzando… ecco che i rumori sordi del mondo si attenuano fino qualche volta a scomparire quasi del tutto. La pace e la serenità nel mondo sono diventate rarissime , ma in questi momenti riesco a percepire,  anche se ovattato, il profumo della tranquillità interiore.
Ma le guerre, la merce, la miseria, la miopia e gli interessi, la crudeltà, l’arroganza, i bambini e le donne massacrati, le bombe, i soldi sporchi di sangue sono testardamente lì fuori e riescono sempre come un cavallo di Troia a penetrare nella mia mente anche se non leggo i giornali, anche se non accendo la tv. Appena alzo gli occhi il panorama grigio , spietato e doloroso mi appare immodificabile, anzi sempre più cupo e più nero.

Uguaglianza, libertà, fraternità, dignità come fede, speranza e carità sono ormai solo parole sempre più desuete e prive di forza.
Oscar Wilde diceva di essere socialista perché vedere la sofferenza degli ultimi gli impediva di vivere come individuo libero.  A me oggi la brutalità di questo mondo induce solo un senso di impotenza, di inadeguetezza ed i momenti anche gioiosi e leggeri della giornata sono sempre appoggiati su una amara vellutata di erbe indigeste.

Guido, i’ vorrei che tu e Lapo ed io
fossimo presi per incantamento
e messi in un vasel, ch’ad ogni vento
per mare andasse al voler vostro e mio;
sì che fortuna od altro tempo rio
non ci potesse dare impedimento,
anzi, vivendo sempre in un talento,
di stare insieme crescesse ’l disio.
E monna Vanna e monna Lagia poi
con quella ch’è sul numer de le trenta
con noi ponesse il buono incantatore:

e quivi ragionar sempre d’amore,
e ciascuna di lor fosse contenta,
sì come i’ credo che saremmo noi

Ma credo che non ci siano, se mai siano esistiti, approdi  o buoni venti per  questo vasel nel quale caricare le valigie mie e di altri trenta,  come sembrano non esserci per quanti, molto ma molto meno privilegiati di me, cercano di fuggire  dalla  miseria e dalle mitragliatrici su affollatissimi barconi con i loro bagagli di emigranti di cui parla Enzo. Per tanti di loro solo la morte  e la  spietata insensibilità di chi potrebbe e dovrebbe accoglierli ma reagisce  come il satollo riccone che, uscendo dal ristorante, al  mendicante che chiedeva l’elemosina perché aveva fame,  rispose “Beato te, io mo sto schiattando!”.

Il buon papa Francesco dice “Siamo tutti fratelli”.  No!  Su questo non sono d’accordo.   Quel satollo signore come tutti quelli come lui non sono miei fratelli; un tempo avevo creduto di poter svuotare le loro valigie e distribuirne il contenuto ora mi accontenterei di  poterne fuggire  lontano in un luogo per liberarmi dell’acufene che ogni giorno mi tormenta con l’insopportabile rumore delle loro falsità, della  loro ipocrisia e dei  loro non 7 ma 700 vizi capitali; ma l’isola che non c’è purtroppo veramente non c’è .




Poesia di Angelo Fadini

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Su Ulisseonline un’ intervista su come vedo il futuro di Cava

https://www.ulisseonline.it/primopiano/




Antonello




La mia valigia

Nel piacevole rendez-vouz del caffé della solitudine abbiamo pensato di scrivere su:
“Quasi ogni giorno e quasi ogni notte partiamo per un nuovo viaggio per paesi mentali e fisici più o meno lontani, a noi già noti o mai visitati. Cosa c’è nella tua valigia?”

Facci sapere!

Battisti: si viaggiare
Ligabue: il peso della valigia






Foto-solitudine

Da qualche tempo Renato ha ripreso a fotografare con una maggiore simbiosi fra gli occhi della sua mente e l’obiettivo della sua reflex. La timidezza che traspariva dalle sue pur pulitissime e folgoranti vecchie foto si è trasformata ora in potente forza espressiva; i suoi scatti sono diventati più profondi e prenetranti e allo stesso tempo, o forse proprio per questo, più silenziosi ed essenziali; mentre guardo le sue immagini il mio tempo interiore sembra rallentare la sua corsa, forse perché non ci sono rumori da cui fuggire.

Giacché stiamo parlando, ancora per qualche giorno, di solitudine ho pensato di fare qui questo gioco: aggiungere a qualche foto del mio amico titoli che ad essa ammiccano più o meno palesemente.

Il tunnel della tecnosolitudine moderna
La tranquillità della solitudine
Solitudine: una porta chiusa
Il pericolo della solitudine
La tentazione della solitudine

La solitudine nelle dita

Il desiderio ed il timore della solitudine

P.S. Sarebbe bello un tuo commento a queste foto




27 Gennaio

Non basta lo spietato tentativo da parte di Netanyahu di distruggere il diritto stesso dei palestinesi ad essere un popolo per farmi dimenticare le scene di migliaia e migliaia di ebrei stipati in carri bestiame e condotti al macello.
Non basta la brutale occupazione di Gaza a farmi dimenticare l’immane tragedia di milioni di ebrei ed ebree di ogni età ridotti in cenere.
Ma non basta il ricordo dei raccapriccianti crimini nazisti contro centinaia di migliaia di uomini colpevoli solo della loro religione e della loro appartenenza al popolo isralelitico a coprire le immagini dei corpi di donne e bambini  palestinesi dilianati dalle  bombe  e  dalle mitragliatrici.
E perciò nel giorno della memoria voglio riportare questa poesia del poeta palestinese Mahmoud Darwish ma che potrebbe essere stata scritta da un poeta di qualsiasi popolo oppresso

PENSA AGLI ALTRI

 Mentre prepari la tua colazione, pensa agli altri,
non dimenticare il cibo delle colombe.
Mentre fai le tue guerre, pensa agli altri,
non dimenticare coloro che chiedono la pace.
Mentre paghi la bolletta dell’acqua, pensa agli altri,
coloro che mungono le nuvole.
Mentre stai per tornare a casa, casa tua, pensa agli altri,
non dimenticare i popoli delle tende.
Mentre dormi contando i pianeti , pensa agli altri,
coloro che non trovano un posto dove dormire.
Mentre liberi te stesso con le metafore, pensa agli altri,
coloro che hanno perso il diritto di esprimersi.
Mentre pensi agli altri, quelli lontani, pensa a te stesso,
e di’: magari fossi una candela in mezzo al buio.

Per quel che mi riguarda, mi basterebbe riuscire ad essere un fugace fiammifero in mezzo al buio….




Mariano, Ainis, il Portico delle Idee

Si è vero. Mi sono un po’ intrippato sulla solitudine. Ma non è tutto merito(?) mio:  il vagabondare dei miei pensieri giornalieri finisce per condurmi molto spesso  verso i miei amici; a quelli,  che per mia fortuna ancora mi accompagnano nella vita, posso telefonare, inviare un messaggio; oppure posso  invitarli a prendere un caffé, parlare con loro delle nostre idee e dei nostri stati d’animo. Ma quando nella mia mente incontro quelli che ci hanno lasciato, non posso far altro che rifugiarmi sul ricordo dei loro sorrisi, delle loro parole, delle magnifiche ore trascorse con loro, delle emozioni che ci hanno tenuti insieme; così una decina di giorni fa  pensando a Mariano e alle nostre chiacchiere sulla lettura e sulla scrittura sono andato a rileggere il suo post sul portico delle idee

https://files.spazioweb.it/1c/db/1cdb8dd3-a3c6-49e4-aec1-172a1b7ec443.pdf

Ed ho ripreso in mano il libro di cui parla e da lì  l’idea di avventurarmi in questa richiesta di parlare della solitudine. Se fosse ancora con noi avrei chiesto il suo parere a riguardo; mi avrebbe detto come sempre sì, ma dal suo modo di modularlo avrei capito se fosse stato veramente d’accordo. Invece ho dovuto decidere da solo! Ecco scrivo questo per invitarti a leggere sia il post di Mariano sia  il libro di Michele Ainis

Se vuoi dare un’occhiata prima di acquistarlo puoi vedere qui

https://nuvola.porticando.eu/s/9k5ParY8nJFqyQS