di Giancarlo Durante

Eccoci qua! Anche quest’anno è arrivato. Si, è arrivato il Natale 2023!  In verità è da oltre un mese che ce ne siamo accorti. In pratica quando il clima dalle parti nostre non mostrava segni di ravvedimento, cullandosi, imperterrito, nell’anticiclone nordafricano, con uno zero termico quasi sulle vette dell’Himalaya, le tivù si erano già portate avanti e iniziava imperturbabile il martellamento delle pubblicità di nocciolati e mandorlati, l’atroce dilemma tra pandoro e panettone, l’iconica slitta trascinata dalle renne di Rovaniemi, il barbone-guardone che scosta la neve dalla vetrata appannata a mostrare la famigliola americana emozionata attorno all’albero di Natale imbandita del bendidio compresa la marca del prodotto da pubblicizzare. La gente non aveva nemmeno avuto il tempo di asciugarsi dall’ultimo tuffo a mare, che già le radio private iniziavano con i vari pezzi natalizi:Jingle bells, Last Christmas, Bianco Natale, etc. . . Oramai è così: le ricorrenze, i tempi in cui queste vengono scandite, sono dettate da esigenze prevalentemente commerciali. Ma ogni anno ritorna anche, come piacevole persecuzione, quella strana coincidenza scolpita sul marmo, indelebile, la ricorrenza della mia di natalità, 25 dicembre dell’anno 1950. Spesso mio malgrado, in questo periodo mi trovo a riflettere sul fatto che se , per avventura, fossi stato capace di diventare un personaggio famoso, non so nel campo sanitario o in quello letterario, artistico, politico o fosse solo in una delle tante discipline sportive, alla fine chi fosse stato costretto a citare la mia data di nascita (lasciamo in sospeso, per il momento, l’altra data)non avrebbe dovuto sforzarsi più di tanto. Ma la vita, si sa, raramente prende le pieghe volute. Anche se quel giorno così importante per la religione cristiana e che, per puro caso, coincide con la sera in cui decisi di venire al mondo alla fine saranno in pochi a ricordarlo.  Ma diciamo che questo aspetto non mi assilla né è il mio cruccio prevalente, perché, alla fine, penso che le cose non mi siano andate così male! Mi ricorda ogni anno un mio caro amico, tetraplegico per un tuffo all’età di 15 anni, medico psichiatra, romano, con una splendida moglie tunisina e uno splendido figlio di 12 anni:

Giancà, mi dice da anni, tra Hermes, Mitra, Zoroaster e lo stesso Gesù, l’unico che io conosca nato nel giorno della festa del Sole invitto sei tu! Non sembra proprio così, perché la storia di Gesù una sua originalità e grandezza ce l’ha, solo se si pensa che a distanza di più di due mila anni raccoglie più di 2, 4 miliardi di fedeli sparsi in tutti i continenti o se si riflette che un’improbabile storia, come quella dei Re Magi sia riuscita ad arrivare, intatta, sino a noi. E, poi, vuoi mettere! Quella coincidenza una sua importanza per me l’ha avuta, se ancora uno dei ricordi più emozionanti della mia vita, nonostante gli anni trascorsi, è quello di quando, nella grande casa paterna ricca di grandi stanzoni privi di corridoi, mia nonna disponeva ai nipoti più grandi di approntare un presepe, che dovesse occupare tutta una parete del salotto, animato da pastori napoletani d’inizio ottocento. Per via di quella coincidenza con le manine ancora poco capaci a contenere bene il pargolo, l’incarico di portare, subito dopo averlo fatto nascere, il bambino Gesù a zonzo per le stanze della casa avita spettava proprio a me.  Avevo 6-7 anni, ma il ricordo dell’emozione di quelle serate, che, anche solo per pochi minuti, mi facevano stare al centro dell’attenzione degli adulti, non l’ ho mai perso. Ed era il bianco Natale, un Natale, se non povero, parco, privo di regali sotto l’abete non ancora entrato nelle nostra tradizione, in un ambiente freddo, riscaldato solo dall’affetto e dal calore dei genitori, dei fratellini, dei cugini, della nonna e degli altri parenti. A distanza di tanti anni quel bianco Natale, giusto per non cadere nel patetico, si è trasformato in un Natale in bianco per via dei dismetabolismi che nemmeno la potenza del rito riescono a far andare in letargo!

3 thoughts on “Dal bianco Natale al Natale in bianco

  1. GIUSEPPE
    Un bel distillato critico sugli stereotipi legati al 25.12 e le piacevoli smemorie dei “Natali” della tua (ma anche della mia) infanzia, quando per noi non esisteva la adulta scissione manichea tra Sacro (perchè tutto era laicamente Sacro, elevato, ma non interdetto), e tutto Pro-fano (ma non al di fuori del Tempio).
    Il piacevole dramma di essere nato il 25.12 ti renderà sicuramente più immortale di chi ironizza sul non-senso del 25.12…
    È vero che il Cristianesimo conta tantissimi seguaci, ma quali sono stati i mezzi di questo proselitismo? E quante le vittime?
    Battiato docet(Mesopotamia 1989)
    Lo sai che più si invecchia
    più affiorano ricordi lontanissimi
    come se fosse ieri
    mi vedo a volte in braccio a mia madre
    e sento ancora i teneri commenti di mio padre
    i pranzi, le domeniche dai nonni
    le voglie e le esplosioni irrazionali
    i primi passi, gioie e dispiaceri.
    GIANCARLO
    Giusè, più che un distillato che mi fa aumentare i trigliceridi parlerei di un centerbe amaro : fai sempre distinzioni dotte, sottili ai limiti delle mie capacità interpretative. Con quella assenza infantile della dicotomia tra sacro e profano mi par di capire che sostieni che la sacralità è nella tabula rasa della mente del bambino, elevata, sacra di per sè, nella sua incapacità di avvertire un conflitto tutto adulto tra le ritualità e le imposizioni sovrastrutturali della religione cristiana e le essenzialità senza voli di chi sta davanti al tempio. Perché un bambino anche se pro-fano non smette di essere stupito.

  2. Affó, non ci sono problemi.Perché no? Ma tu devi prestarti a fare il pastore del gregge(di anime, chiaramente).

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