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Nella zona nord occidentale di Creta una lingua di terra, il promontorio di Corico, sfida il mare per protendersi verso l’arcipelago Gramvousa. Non ci sono strade se non un’ampia pista in pietrisco che va dai dintorni di uno dei ristoranti più caratteristici e più belli di Creta fino ad altura in prossimità della Baia di Balos. Li vicino è anche previsto un parcheggio per gli asini.


Fermata l’auto si imbocca il sentiero che porta alla laguna che appare improvvisamente appena inizia la ripida discesa verso il mare.
Si rimane a bocca aperta per i colori e la limpidezza delle acque e per il bianco ed il rosa della spiaggia.
Nei pressi dell’area di parcheggio c’èra una baracca nella quale una coppia di vecchietti teneva un piccolo commercio di bibite, e proprio là decidemmo di riposarci nel tardo pomeriggio al termine dell’affaticante ritorno.
Mi piaceva già allora scambiare qualche parola in greco quando potevo e perciò subito presi a chiacchierare con i simpatici Stavros e Despina.
Scoprii che l’uomo conosceva un po’ della nostra lingua essendo stato a contatto da ragazzo per due anni con il piccolo presidio di soldati italiani presente nell’isola dal 1941 al 1943 e negli anni 50 era stato diverse volte ospite a Bari del capitano Riccardo Bonadies che lo aveva preso a benvolere.
Saltellando fra le due lingue ci fu fatto questo racconto:

Ai vecchi tempi, ai tempi del mio trisavolo, Gramvousa era un covo di pirati che avevano costituito una vera e propria città marinara con tanto di chiesa dedicata alla Παναγια η Κλεφτρινα, “patrona dei ladri”.
Oltre ad essere il terrore di tutte le navi che solcavano quel mare, i grabusini non disdegnavano scorrerie nei villaggi della zona alla ricerca di animali e cibarie, ma soprattutto di donne.
Perciò una mattina gli abitanti di Kissamos, vedendo avvicinarsi le barche dei pirati, si affrettarono a nascondere le loro ragazze e le loro giovani mogli.
Il vecchio settantenne Alexis, pieno di angoscia, disse alla moglie Vassilikì:

-Presto io non posso muovermi ma tu corri a nasconderti ..se no questi arrivano e se ti vedono ti prendono …
-Ma io non ho paura, rispose lei, sono vecchia e malridotta…. che mi possono mai fare? “
Allora il marito la guardò con tenerezza e facendole una carezza le disse:
– Sì …. ma, se ti vedono con i miei occhi?

Mentre mi raccontava questa dolce storia, Stavros non distolse lo sguardo dal viso di sua moglie Despina e quando giunse alla fine la abbracciò mentre i suoi occhi diventavano lucidi.
Anche noi ci commuovemmo molto e rimanemmo ancora un po’ di tempo in loro compagnia a bere raki fino a quando al calar del sole ci allontanammo mano nella mano verso la nostra auto.
Ci proponemmo di ritornare a Balos e lo facemmo dopo due anni e grande fu la malinconia quando trovammo la capanna di Stravos e Despina in evidente abbandono.
Probabilmente avevano lasciato il paradiso terrestre della laguna per raggiungere, non so dove, Alexis e Vassilikì!

Siamo stati altre volte a Creta, ma non siamo più tornati a Balos.

1 thought on “Dal libro “Gocce sognanti”: Stravos e Despina, Alexis e Vassilikì

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