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Da pochi giorni sono ritornata da un viaggio in Patagonia, è stato stupendo.

Sono arrivata nel punto più a sud del continente americano, che è molto più a sud del capo Agulhas (il vertice meridionale del continente africano – non è il Capo di Buona Speranza l’apice meridionale!), tra i pinguini, i leoni di mare, i cormorani delle rocce, ed i ghiacciai.

Per ognunodi noi l’immagine di un ghiacciaio è una gelida distesa bianca che purtroppo oramai si riduce di anno in anno. Ma i ghiacciai della Patagonia sono diversi, credetemi amici, sono ‘vivi’, hanno il loro incredibile ciclo vitale.

Il famoso Perito Moreno, ampio 250 chilometri quadrati, è il più grande ed il più famoso nel versante argentino della Patagonia, un immenso corpo che si adagia sulle Ande e ne percorre e ne possiede gli immensi pendii. A prima vista, da lontano, appare morbido, quasi carnale, luminoso e possente, da togliere il fiato. Una sensazione di sopraffazione, di sbalordimento, di ammirazione: una vera opera d’arte, potente e imponente.

Ci si può avvicinare tramite delle passerelle ben costruite, si ammira da pochi metri la parete ‘finale’ della immane massa, e si deve stare in assoluto silenzio, perché il ghiacciaio ‘suona’. Si sentono scricchiolii, quasi gemiti, a volte sembrano dei lamenti come di una persona che ha un forte mal di schiena, provenire da vari punti della parete solida, poi un improvviso potente boato, e una grossa colonna crolla rovinosamente, alzando ondate di acqua e ghiaccio. Uno spettacolo che ha qualcosa di animalesco, di vivente.

Perché questo ghiacciaio cresce, incredibilmente si allunga giorno dopo giorno nell’acqua del lago Argentino nel quale si trova (un enorme lago che non ha immissari fluviali, che deve la sua esistenza solo ai ghiacciai che lo alimentano da millenni). Ogni due o tre anni avviene un fenomeno veramente unico al mondo: il ghiacciaio, millimetro dopo millimetro, arriva piano piano a toccare la sponda opposta del lago, poggiandovisi sopra e costituendo così una specie di diga nel lago stesso, che impedisce ad una grossa diramazione del bacino di comunicare con il resto del grandissimo specchio d’acqua. Ma l’acqua ‘liquida’ vince sempre e, nella parte bassa del massiccio lembo protruso in avanti del ghiacciaio, flutto dopo flutto scava una piccola galleria trasversale che viene subito sfruttata dagli organismi viventi nel lago e dalla stessa acqua del lago stesso, che così la approfondiscono e la ingrandiscono velocemente, svuotando la parte bassa della lingua ghiacciata del Perito Moreno, fino ad arrivare ad una immane frana del ghiacciaio stesso, che fragorosamente crolla in grossi blocchi nell’acqua stessa.

Emozioni profonde, bellissime. 

Non dobbiamo soltanto cercare e godere di musei, opere d’arte, cattedrali ecc, secondo me, dobbiamo studiare, conoscere bene, ammirare ed amare la nostra magnifica, incredibile madre Terra, nelle sue stupende sfaccettature.

4 thoughts on “Angela Maria Pellegrino: O Sussurro da Terra

  1. Brava Angela Hai colto appieno la “dimensione”, fisica e spirituale, del Perito Moreno A dimostrazione di quanto sia vero quello che tu hai acutamente conto, pensa che, quando giunsi davanti quello spettacolo, non potei trattenere un pianto di commozione

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