Caro Carlo altri temi suggeriti da te non hanno riscosso lo stesso interesse. Qui invece si è formata una coda: tutti in fila per scrivere della solitudine, i più della propria come se non ce ne fosse di peggiori, oppure per esorcizzarla, testimoniare una condizione che non ci appartiene, per dire che ne siamo immuni, protetti, o nascosti da una autocondizione di sicurezza che ci rende intoccabili.

Illusi: la solitudine è sempre in agguato; si fortifica con molti alleati fidati, che non la tradiscono, a cominciare dall’interesse, forma predatoria che quando si abbatte non fa prigionieri e distrugge ogni possibile legame, ben celata dietro maschere accattivanti, addobbate con principi etici falsi quanto banali. Di fronte all’interesse che si impone non c’è difesa, c’è sempre qualcuno o qualcosa che ‘vale’ più di te, degli affetti che hai riversato, delle cure, delle tensioni emotive, degli sforzi per realizzare una relazione in grado di metterti al riparo. E poi accade, non te ne accorgi e ti giunge di fronte, senza preavviso, resti solo e solo il fallimento ti fa compagnia.
Ma chi è veramente solo: chi ha dato o chi ha preso? E a Londra, in quel triste appartamento dov’è la solitudine: in quelle mura o nel clamore urbano di una città che non sa proteggere un bambino di due anni?

Lì, in due stanze si consuma la tragedia: il padre è colpito da infarto ed il bambino che è con lui – ha solo due anni – lo segue tra gli stenti di una morte non improvvisa ma lenta; il ritrovamento avverrà,  ma dopo giorni, sempre troppo tardi, tranne che per il cane: sopravvive per gridare che il dramma della solitudine è lì fuori, ed avvolge quanti non sanno salvare i naufraghi di tante Cutro e la bambina morta nel deserto, vicina a sua madre. Ormai la solitudine non è più del singolo, per favore non mi si parli della solitudine del capo, siamo seri, quella è arroganza del potere. La solitudine ha contagiato, si è estesa, è un ‘UNO’ collettivo che raccoglie un sentimento sociale e non riesce a trattenerlo. C’è una condizione esistenziale specchiata negli occhi terrorizzati di un cane a dire tutto questo.

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