Una città ‘sorridente’, questo mi manca della Cava di quando ero giovane. Cava era lieta, era allegra, ci si stava proprio bene.
I portici erano una sequenza di negozi di cavesi che tutti conoscevamo, e con cui le nostre famiglie spesso erano imparentate, o comunque erano amiche storiche, o almeno buone conoscenti.
Camminare per il corso era ‘stare in famiglia’, ci accordavamo per vederci davanti alla pasticceria Vietri o davanti a D’Andria, o davanti a Liberti ecc, e si comprava il buonissimo bacio dalla burbera ma indimenticabile signora Liberti, se avevamo i soldi.
Adesso non conosciamo più i commercianti, li sentiamo estranei, anonimi.
Del resto, nella maggior parte degli esercizi commerciali troviamo solo commesse (malpagate e sfruttate), non ci sono più i titolari, anzi molto spesso le ditte sono sconosciute, forestiere . . . mah, un po’ freddo tutto ciò, forse non per i giovani, ma per noi che ricordiamo certe cordialità, certa confidenza, sì.
E poi, andavamo a piazza Roma (così si chiamava) a comprare alla bancarella i lupini che mangiavamo nella villa raccogliendone accuratamente le bucce, e lanciandone qualcuno (pochi! avevamo fame) ai bellissimi cigni che ricordo con nostalgia.
Oggi i giovani passano le serate stazionando per strada, in quella che si chiama piazza Abbro, o sui gradini della chiesa di San Francesco, o lungo le vie del centro. A volte ho l’impressione che questi gruppi di ragazzi stiano in silenzio, si limitino a restare lì ciondolando, aspettando che il tempo passi e basta, che differenza con noi che chiacchieravamo, ridevamo, scherzavamo di continuo!
Siamo troppo vecchi? E’ questa la normalità? Mah
Grazie per il bellissimo video, Carlo carissimo