A ognuno dei quattro figli di mio cugino Carlo e sua moglie Cristina nacquero un bambino e una bambina. Come si chiamano?  Carlo e Cristina, Carlo e Cristina, Carlo e Cristina e per ultimi, tanto per cambiare GianCarlo e MariaCristina. Per distinguerli uno dall’altro ai nomi, come si usa nei paesi dove i casi di omonimia sono più frequenti, si aggiunge qualche complemento: Carlo di Vito, Carlo il pollese, Cristina ‘a ‘nsista, Cristina ‘a bionda…. Vi sembra una esagerazione? Qualche volte sono stato tentato di pensare anche io così, ma poi quando in qualche riunione familiare si parla dei nostri avi, si tirano fuori fotagrafie e ricordi, allora capisci che per questi miei pronipoti, ormai sparsi per il mondo, il chiamarsi come i nonni e per altri come una zia o uno zio rende più compatto  un sereno senso di appartenza.  Festeggiare il tuo onomastico nello stesso giorno di qualche parente, sentire il tuo nome, anche se non riferito a te, nelle chiacchiere di famiglia attira sempre la tua attenzione, ti aiuta a ricordare aneddoti, favorisce il rafforzamento degli affetti.

E la famiglia delle mogli? E’ giusto che nelle supponte ci sia una gerarchia, prima il ramo del padre poi quello della mamma? Certo che no!

Forse proprio per questo molte giovani coppie, quando non possono o non vogliono avere più di un figlio o due, rinunciano ai nomi di famiglia per non far pigliare collera a nessuno. Ma in questo caso una soluzione c’è, basta mettere i nomi di nonni, zii, bisnonni ed altri parenti in una scatola e tirare a sorte, così nessuno si dispiace!

Ma spesso non è questo il motivo, o perlomeno non il solo, per cui tuo figlio  non si chiamerà Pasquale o Antonietta.Quando qualcuno per strada alla tua prima uscita dopo il parto ti incontra e dice:    

Che bella bimba! Come si chiama?”

e tu rispondi Karen o Edelweiss, ti sembra che già il solo pronunziare quel nome renda tua figlia più bella, le dia una identità ed una personalità più luminosa di quella della massa delle Marie, delle Annamarie e delle Terese che passeggiano negli altri carrozzini che incroci. La fredda bellezza(?) di un nome al posto di una calda e bianca coperta.

Naturalmente nei momenti poi in cui il tuo pargoletto non è più solo il tesoro di mamma e papà, squilla il telefono dei nonni e delle zie perché Brad o Naomi hanno qualche decimo di febbre, devono dormire, devono essere cambiati, devono fare la cacca; c’è bisogno di aiuto e Brad Pitt o Naomi Campbell non possono intervenire.

Ma soprattutto sappi che se hai chiamato tuo figlio Amir o tua figlia Jenny, quando proverai la gioia di diventare nonno o nonna, mentre terrai tuo nipote fra le braccia, certamente ti chiederai, anche negandolo agli altri, per quale motivo non hai dato ai tuoi figli i nomi dei tuoi genitori.

1 thought on “La supponta

  1. Ricordo una famiglia contadina in cui tutti i sette figli maschi avevano dato ai loro figli maschi il nome del nonno Riccardo. Se mettevi piede sulla grande aia e chiamavi “Riccardo!” ti correvano incontro un sacco di ragazzi di tutte le età. A me piaceva

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

The maximum upload file size: 128 MB. You can upload: image, audio, video, document, spreadsheet, interactive, text, archive, code, other. Links to YouTube, Facebook, Twitter and other services inserted in the comment text will be automatically embedded. Drop file here